Porta Romana bella
Marisa Cappelletti
Il Commissario Malgi Tenconi prese dalla Vuitton taroccata (che per un commissario di Polizia…) la terra compatta, la spennello’ sul viso, stese una generosa dose di rossetto geranio n° 20 sulle labbra, sorrise allo specchietto dell’auto e, finalmente, scese dalla 500 Nana, dieci anni e non sentirli, per salire i quattro gradini del Commissariato di Porta Romana.
Da cinque anni ogni mattina arrivava puntuale in ufficio dove l’attendeva una vetusta scrivania sepolta sotto pratiche impolverate che ogni volta gridavano leggimi, unitamente ad una scomoda sedia da lei corredata di cuscino nero con linguaccia rossa del vecchio Mick. Cosi’, tanto per svecchiare un po’ l’ambiente.
L’appuntato Salvetti fece la sua solita entrata , senza bussare e facendo cadere la maniglia, come ogni volta.
-Signora, c’è una signora che le vorrebbe parlare!-
Margi alzo’ gli occhi al cielo sospirando :
-Salvetti, sono il Commissario. E non è che tutte quelle che arrivano qui, solo perché son donne debbano per forza parlare con me!-
-Ma è già qui!-
Una donnetta scialba, cappotto color mostarda, crescita scura su capelli biondo tuorlo d’uovo, si presento’ titubante sulla porta dell’ufficio e li’ si fermo’.
-Signora? Venga, mi dica.-
-Ecco guardi, non so come spiegarlo, è stato un momento di rabbia, un vento cattivo, come diceva la mia mamma, so no se di’ eccola! Mi sono decisa a venire qui perché dopo due giorni non ce la facevo piu’ ad averlo li’! Poi, vede, con i caloriferi accesi, comincia anche a puzzare. El spusa propri!-
Ossignore penso’ Margi, un altro vecchietto morto per aver inciampato nel tappeto . Chiese gentilmente se il caro estinto fosse inciampato in qualche cosa in casa o altro.
-No no, l’ho ammazzato, son stata io!-
Strabiliata (a volte anche i commissari, seppur donne, strabiliano), pigio’ il bottone dell’interfono:
-Tenente Manfredi venga per cortesia, abbiamo un caso di omicidio, pare che la signora qui abbia ammazzato il marito.-
-Ma no- la vocetta si abbasso’ di mezzo tono –Veramente l’era no el me omm, era il mio amante, sa com’è.-
Ecchecaspita! penso’ Margi lasciando per un momento da parte il Commissario Tenconi, guarda questa, ci ha pure l’amante. Ed io che ce la metto tutta, da quasi vent’anni sono una single non per scelta ma per carenza di materiale umano. Decisamente sbaglio qualche cosa!
-Dunque signora, lei avrebbe ucciso l’amante e se lo sarebbe tenuto, diciamo al caldo, per due giorni? Ma suo marito, scusi. Non se n’è accorto?
No no, lui è scomparso da quattro giorni.-
-Com’è successo, come è scomparso?-
-Vede, tra noi ormai, dopo oltre vent’anni, non c’erano piu’ rapporti, non so se mi spiego, cosi’ non mi sono preoccupata quando non è rientrato dall’ultimo viaggio di lavoro a Poggibonsi anzi, ne ho approfittato: la mattina andavo da Gerardo e ci restavo fino a sera. La sa me l’è, eravamo molto innamorati.-
-Da morire!- Scappo’ detto a Manfredi.
-Dunque signora, nome e cognome suo, del marito e della vittima con relativi indirizzi- Il tenente recupero’ tutta la sua autorità poliziesca.
-Rosetta Galimberti maritata Virginio Dacco’ e Gerardo Bencivenga, Corso di Porta Romana 27.-
-Tutti e tre?-
-Oh si’, eravamo vicini di casa. Stesso pianerottolo. Anche la moglie del Gerardo l’era la mia amisa, ma anche la piu’ cara amica del mè Virginio.- Al tenente iniziava a girare la testa. Si precipito’ fuori dalla stanza chiamando a gran voce il Commissario, la quale usci’ dall’archivio piuttosto seccata.
-Perchè grida cosi’? E’ saltato in aria il Duomo, che c’è?-
-No, ma la signora sta facendo una tal confusione che io non capisco piu’ nulla! Le spiace sentire lei?-
-Allora, chiariamo: di quanta gente stiamo parlando?-Esordi’ aggressiva la Margi.
-Ma di me, mio marito e la coppia di vicini! Per chi mi ha preso?-
-Dunque un menàge a trois o uno scambio di coppie?-
-Ma che dice! Mi che la roba li’ a so gnanca se la vor di’. Io volevo bene a Gerri e mio marito alla Gigia, tutto qui. Il guaio è che dopo l’è rivada la gelosia, quella che non ti fa capire piu’ niente. Allora, eccola: la Gigia buonanima che riposi in pace, si era attaccata troppo a mio marito: Virginio de chi, Virginio de là, semper adré. Sempre a stag adoss insomma. Le diro’ – E qui la voce si abbasso’ in un sussurro-, si comportava un po’ da logia, da puttana. E suo marito, il mio Gerri, cominciava a seccarsi e veniva da me a lamentarsi, povero Gerardo.- E già penso’ la Tenconi, poverino! Ma che razza di gente circolava? Forse era fortunata a non avere un fidanzato serio, nel senso di fisso. Perché i suoi fidanzati , appena confessava di essere un Commissario di Polizia non si facevano piu’ sentire. Complesso d’inferiorità? Precedenti penali? Coscienza sporca? Chissà,
-Signora Rosetta Galimberti in Dacco’- disse puntando il dito contro la suddetta –ma suo marito poi ha scoperto dove se ne è andato e, soprattutto, la signora Gigia non ne sapeva nulla della…- E qui si blocco’ fulminata. Si era lasciata distrarre dalla storia ingarbugliata, non aveva prestato la dovuta attenzione.
-Come sarebbe a dire “La Gigia buonanima? Cosa voleva insinuare?-
La varda, io non insinuo e non ho mai insinuato niente in vita mia. E’ stato il mio Gerri, cosa crede, ad ammazzare la puttana.-
-Manfredii! – Chiamo’ con voce leggermente malferma – venga subito qui e non la perda d’occhio che torno subito! – Si precipito’ in bagno, estrasse dalla Vuitton taroccata (che per un Commissario…) una confezione di Lexotan e ne inghiotti’ due compresse senza nemmeno bere un sorso d’acqua. Cacchio, penso’, ma che bella compagnia! Poi un dubbio le traverso’ la mente. Torno’ di corsa in ufficio. La Galimberti ecc. se ne stava seduta composta e tranquilla, come si confà ad una signora perbene.
-Scusi- quasi grido’ – ma come e dove suo marito ha ammazzato la Gigia?
-Ma, sa, non volevo dirlo perché in fondo questa è si una gran bella storia d’amore, ma ci sono già troppi morti…cosi’ ho pensato di raccontare che non era tornato da Poggibonsi. Ma mi son dimenticata di farli sparire e dunque dovrei tornare a casa e pulire tutto quanto. L’ha ammazzata lui la Gigia e si’, sono di là, nell’appartamento vicino al mio.
-Come sono di là?- Ormai la Margi, forse anche per merito del Lexotan, prendeva tutto con tranquillità.
-Certo, le spiego sciura Commissaria: mio marito non ne poteva piu’ di quella là e nel bel mezzo dell’ennesima scenata di lei, ha perso la pazienza e l’ha strangolata. Il mio Gerri, che in fondo amava ancora la Gigia, scoperto il cadavere, ha sparato a quel povero pirla e poi è venuto da me a raccontarmi tutto. Lei gliela avrebbe fatta passare liscia? Io no! Gli ho strappato la pistola di mano e pam pam pam l’ho freddato, come dite voi! L’ho vegliato per due giorni, ma poi ha cominciato a puzzare…-
Dopo aver sistemato la Rosetta su un cellulare destinazione San Vittore e terminati i verbali, la Margi alzo’ il lato B dalla linguaccia di Mick (che detta cosi’…), sistemo’ la gonna, ripasso’ il rossetto color geranio numero 20, sbattè le ciglia e con voce sexy sussurro’ :
-Manfredi, che dice, ce lo meritiamo un aperitivo?-
Hai visto mai?
Fuori un leggero vento milanese inizio’ a soffiare piano un profumo precoce di primavera.