Sulle pagine dell’inserto culturale di Repubblica, per la rubrica “Riscopriamo l’autore”, Piero Melati ricorda Luciano Bianciardi: un rabdomante della parola, un traduttore senza pari, un visionario, un autore “inclassificabile”.
Ecco un estratto dell’articolo.
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“Cambio” gridava all’improvviso Luciano Bianciardi da una delle scrivanie piazzate nella camera d’albergo di Grosseto. Dall’altra scrivania, la figlia Luciana doveva schizzare in piedi e correre a occuparne il posto. E lui, con analoga mossa, prendeva il suo. Era il loro gioco preferito. Si era nel passaggio d’epoca italiano dei Sessanta verso i Settanta. Lo scrittore si era già trasferito a Milano, si era separato dalla moglie Adria Berardi e viveva con Maria Jatosti. Ma una volta a settimana tornava nella città natale a trovare la figlia. E siccome gli era precluso rientrare in casa, si appoggiava in hotel. Nei lunghi pomeriggi, la piccola Luciana traduceva le versioni scolastiche, mentre il padre si misurava con le traduzioni editoriali: London, Faulkner, Steinbeck, Miller. A furia di scambiarsi di posto, deve essere avvenuta una simbiosi. Luciana diventerà, oltre che scrittrice e docente, una delle più affermate traduttrici italiane. Eppure, oggi, non vuole affatto paragonarsi al padre: “Lui batteva le traduzioni con la macchina da scrivere, doppio foglio con carta carbone in mezzo, allora non c’erano ancora le fotocopiatrici. Alla fine del lavoro, pochissime revisioni a penna. Anzi, quasi nessuna. Si immedesimava negli autori, aveva una padronanza quasi magica dei testi”.
Mostruoso Bianciardi. Un rabdomante della parola. Tanto fuori classifica, fuori quota e fuori canone, che adesso la figlia Luciana – per sopperire all’assenza del nome del padre nelle antologie e negli studi critici – gira i festival letterari italiani con uno spettacolo d’altri tempi, quasi un vecchio “vaudeville”, nel quale si leggono le pagine più scottanti e significative dell’autore, inframmezzate da aneddoti e ricordi. Chi ha visto Notizie dal mondo, il western del 2020 di Paul Greengrass, capirà. Nel film, Tom Hanks gira i più sperduti paesini della frontiera americana per leggere al pubblico vecchi giornali e far circolare le notizie più curiose. Lo stesso fa Luciana con stralci dell’opera del padre. Un lavoro quasi porta a porta, goccia dopo goccia, e ogni volta incanta le platee. Prima o poi, forse, a furia di ascoltarla, allargheremo finalmente i canoni, se non altro per infilarci dentro anche Bianciardi, Buzzati, Papini, Manganelli e tanti altri.