Il sussurro della Breva
Chiara D’Epifanio
Milano, estate 1928.
La città è avvolta da un caldo opprimente, come se l’aria stessa fosse ferma, immobile, e il cielo di un azzurro pallido, quasi bianco. La gente si riversa nelle strade alla ricerca di un po’ di fresco, ma solo la Breva, il vento che soffia giù dal Lago di Como, porta qualche momento di sollievo. È un vento che arriva sempre al crepuscolo, con una frescura che sembra un regalo divino dopo il soffocante calore del giorno. Tuttavia, in questa torrida estate, la Breva sembra portare con sé anche qualcosa di più oscuro.
Nelle ultime settimane, un’ombra sinistra si è stesa su Milano: tre studenti del Conservatorio Giuseppe Verdi, tutti ventenni, sono stati trovati morti in circostanze misteriose. I loro corpi erano senza vita, ma senza segni evidenti di violenza. A rendere il caso ancora più inquietante è un dettaglio che accomuna tutte le vittime: accanto a ognuna di loro, è stata trovata una partitura musicale incompleta, con poche note annotate in modo quasi casuale. Il commissario Achille Ferri, uomo dal carattere spigoloso e dalla lunga esperienza, viene incaricato di indagare su questi strani omicidi.
Ferri, noto per il suo pragmatismo e il disprezzo per tutto ciò che non può essere spiegato razionalmente, si immerge nel caso con determinazione. Le prime indagini lo portano a esplorare le vite delle vittime: tre giovani talenti della musica, promettenti studenti del Conservatorio, tutti provenienti da famiglie benestanti. La loro connessione sembra essere l’appartenenza a un piccolo circolo di compositori, un gruppo esclusivo che si riunisce ogni settimana per discutere di musica e sperimentare nuove composizioni.
Una sera, mentre il vento della Breva inizia a spirare dolcemente, Ferri decide di incontrare i membri rimanenti del circolo. La riunione si tiene in una sala del Conservatorio, un luogo dove l’odore di cera e legno vecchio si mescola con quello della carta degli spartiti. Gli studenti sono tesi, il commissario percepisce la paura nei loro occhi. Parlano del loro amore per la musica, ma c’è qualcosa di non detto, un segreto che tutti condividono ma nessuno osa rivelare.
Ferri, attento osservatore, nota uno di loro, un giovane di nome Leonardo, che sembra particolarmente scosso. Lo affronta dopo la riunione, in privato. Leonardo inizialmente nega di sapere qualcosa, ma sotto la pressione del commissario, alla fine cede. Rivela che il gruppo, in realtà, aveva iniziato a lavorare su una melodia antica, riscoperta in una vecchia biblioteca del Conservatorio. Si trattava di un frammento di una sinfonia incompleta, la cui origine si perdeva nel tempo, ma che secondo la leggenda, aveva il potere di “catturare l’anima” di chi la suonava.
“È solo una leggenda,” insiste Leonardo, il viso pallido, “ma… da quando abbiamo iniziato a lavorarci, ci sono stati degli strani incidenti.”
Leonardo racconta che il gruppo aveva trovato lo spartito durante una delle loro esplorazioni notturne nelle biblioteche del Conservatorio. Incuriositi, avevano deciso di completare la melodia, ma ogni volta che qualcuno ci provava, accadeva qualcosa di strano: strumenti che si accordavano da soli, note che si modificavano inspiegabilmente, un vento improvviso che iniziava a soffiare proprio nel momento clou dell’esecuzione.
Ferri, da uomo pragmatico, non crede alle superstizioni, ma i fatti parlano chiaro: i tre studenti sono morti e la melodia incompleta è stata trovata accanto ai loro corpi. Il commissario decide di seguire questa pista, sebbene riluttante. Cerca tra le carte del Conservatorio e scopre un documento risalente al 1700 che parla di una “Sinfonia della Breva”, una composizione mai terminata e ritenuta maledetta. Il compositore, un certo Maestro Bellini, sarebbe impazzito nel tentativo di completarla e si sarebbe tolto la vita durante una notte di tempesta, proprio mentre la Breva soffiava con violenza.
Intanto, Ferri nota che Leonardo è sempre più nervoso, come se sapesse che il suo turno è vicino. La Breva soffia ogni sera, e Ferri si convince che quel vento porti con sé qualcosa di più della semplice frescura. Decide di pedinare Leonardo, che sembra sempre più ossessionato dalla melodia.
Una notte, il giovane si reca al Conservatorio, entrando furtivamente nella sala prove. Ferri lo segue, rimanendo nell’ombra. Leonardo si siede al pianoforte, le mani tremanti che sfiorano i tasti. Davanti a lui c’è lo spartito incompleto. Inizia a suonare le note annotate, ma subito il vento si alza, entrando dalle finestre aperte. La melodia riempie la sala, e Ferri sente una strana pressione sul petto, come se l’aria fosse diventata improvvisamente più densa.
Mentre Leonardo suona, Ferri si accorge che il giovane sta cercando di completare la melodia con delle note proprie. C’è una disperazione nei suoi gesti, come se fosse costretto da una forza invisibile a proseguire. Il vento si intensifica, le candele si spengono, e la stanza viene avvolta da un’oscurità quasi palpabile.
Ferri scatta in avanti, afferrando le mani di Leonardo prima che possano completare l’ultima nota. Il giovane sembra svegliarsi da un incubo, gli occhi pieni di terrore. Il vento si ferma di colpo, lasciando solo un silenzio pesante e innaturale.
“Non devi continuare,” sussurra Ferri, trattenendo il respiro. Leonardo annuisce, scosso. Quella melodia, capisce il commissario, non doveva essere completata. Era come se il vento stesso, la Breva, fosse parte di quel potere oscuro, pronto a reclamare un’altra vittima.
Nei giorni seguenti, Ferri fa sparire lo spartito, nascondendolo in un luogo segreto, lontano dagli occhi curiosi degli studenti del Conservatorio. Leonardo lascia Milano, con l’intenzione di non suonare mai più, portando con sé il ricordo di quella notte e la consapevolezza di aver sfiorato qualcosa di più grande e terribile di quanto potesse immaginare.
Milano torna alla sua consueta vita estiva. La Breva continua a soffiare, ma il suo sussurro ora sembra meno inquietante, come se il vento avesse finalmente trovato pace. Ferri, con la sua razionalità ferrea, archivia il caso come risolto, ma nel profondo della sua mente resta un dubbio, un’inquietudine che nemmeno il tempo potrà cancellare. Non tutto si può spiegare, e alcune melodie, proprio come certi misteri, è meglio che rimangano incompleti.