Il mio amico
Luciano Urietti
“… non si vede che con il cuore;
L’essenziale è invisibile agli occhi.”
Antoine de Saint-Exupéry –
«Allora, vecchio, ti decidi a cantare?», ringhiò Raf.
Aveva afferrato Paco per il bavero e lo scuoteva con forza, come uno straccio sporco.
Il vecchio, esile e minuto, pesava poco; facile reggerlo e scrollarlo per aria.
«Dove hai nascosto i soldi ? Sto perdendo la pazienza e potrei dare fuoco a questa lurida topaia»
E Raf vibrò un pugno sul volto rugoso di Paco. Si udì un lungo, flebile, gemito; poi il naso
del vecchio incominciò a sanguinare copiosamente. «Io… io non»
«Cerca di sbrigarti, puzzone! Mi stai anche sporcando con il tuo schifoso sangue di…»
«Ehi, Raf, vieni a vedere», urlò eccitato Dani, che non aveva smesso di rovistare per la camera fin da quando erano piombati in quella casa.
«Guarda che cosa ho trovato» Raf lasciò andare il bavero. Il vecchio cadde al suolo con un secco rumore di ossa rotte. Dani reggeva fra le mani una scatola colma di banconote.
«Hai visto quanti? Un vero tesoro!»
«Lo dicevo che questo vecchio talpone si era fatto una fortuna mendicando per strada»,
grugnì Raf mentre si riempivano le tasche di soldi.
«Già, il povero cieco intenerisce e tutti gli fanno l’elemosina», ghignò sarcastico Dani.
«Ora però il vecchierello farà un’offerta a noi due poveri orfanelli», e così dicendo Raf sferrò
un calcio al corpo del vecchio cieco che era rimasto rattrappito al suolo.
«Non è vero, pidocchio?» Raf colpì ancora il corpo tremante.
«Non hai parlato,ma noi abbiamo ugualmente trovato soldi», e con tutte le forze vibrò un terzo calcio allo stomaco dell’anziano mendicante. La bocca di Paco si aprì, in un disperato tentativo
di urlare, ma ne uscì solo un filo di sangue misto a saliva.
Si udì un lieve rantolo; l’ultimo disperato tentativo di implorare pietà.
Infine il sangue riprese a gorgogliare dalla bocca andando a mischiarsi con quello
che gocciolava dal naso. I due aggressori erano del tutto insensibili a quell’orrenda agonia.
Paco ed io eravamo amici, due veri amici. Non troverò mai più un amico come Paco. Fra non due
vi era una profonda comunione spirituale, qualcosa di unico e insostituibile. Il fatto che io fossi
un nottambulo e lui preferisse il giorno non aveva nessuna importanza, la nostra è stata una vera amicizia fin da quando c’incontrammo per la prima volta venti anni fa.
Molti, quasi tutti, mi hanno sempre considerato “brutto”, “spaventoso”, “orribile”; ma Paco no. Lui non si fermava alle apparenze. Ciò che contava era qualcosa di più profondo e vero. Passava lunghe ore a parlarmi. Questo a prescindere dalla nostra enorme differenza. A lui non importava
che fossimo così diversi; senza un’appartante comunanza. Solo la nostra comune limitata capacità visiva ci rendeva simili; ci portava a capirci. La mia vista non è buona; le mie abitudini notturne non mi sono d’aiuto in questo. Eppure è stato proprio Paco, che era cieco, a farmi vedere quanto meraviglioso sia il mondo.
Si, lui era un cieco che sapeva “vedere” e “farmi vedere” quanto stupenda sia la vita.
Ma ora Paco è stato ucciso. Io sono tornato troppo tardi per poterlo aiutare.
Rientrando dal mio lungo giro notturno ho visto il suo corpo steso a terra senza vita, mentre le ombre di due criminali, sparivano nella notte. Ho sentito il rumore di una moto affievolirsi lontano .
Adesso che sono qui di fronte al cadavere di Paco, mi rendo conto di aver mancato per poco i suoi aggressori. Quei delinquenti sono fuggiti mentre io rientravo in casa… quel rumore di motocicletta.
Il mio giro notturno è stato più lungo del solito. Il vento, mio compagno di strada, era lieve, vivace.
Siamo stati a lungo a rincorrerci. Lui sa inseguire e farsi inseguire. Altri sono infastiditi da quel
suo instabile, continuo muoversi. Invece io muto il suo irregolare soffio in spinta positiva.
Se solo fossi arrivato un po’ prima… forse avrei potuto impedire. Forse sarei riuscito a …
Ma sarei veramente riuscito ad impedire questo delitto?
Sarei stato capace di difendere il mio amico?
Io sono così debole. Il mio corpo è così esile, la mia vista così scarsa. Ed io sono così… diverso.
Un senso di sgomento m’invade; mi sento inutile, impotente. Non ho saputo aiutare il mio amico! Sono una nullità! Vorrei essere morto io al suo posto.
Eppure qualcosa devo fare; non permetterò che questo delitto rimanga impunito. Non posso permetterlo, no! Devo trovare gli assassini, ad ogni costo. Ci sarà pure una traccia, un indizio, qualcosa che mi conduca a loro. Comincio a cercare, a frugare con lo sguardo in ogni angolo
della stanza. Ma non trovo niente, non vedo niente. La mia vista è debole e ora, a causa dell’emozione, gli occhi mi si appannano. Di nuovo sto per abbandonarmi allo sconforto.
I miei stanchi occhi si velano di pianto. Poi, d’improvviso ricordo un rumore… come un tuono.
Subito un lampo illumina la mia mente. E’ quello che cercavo. E’ l’unica traccia di cui dispongo.
Sono trascorsi parecchi giorni; lunghi giorni di pena per me. Ora, finalmente, la mia attesa è finita. Il graffiante rumore di un motore lacera il buio; ecco ciò che cercavo. Ho ritrovato la traccia.
Mi ci sono voluti giorni e giorni di ricerca, ma ora ne sono sicuro. Il mio udito è infallibile.
Sul quella motocicletta viaggiano gli assassini del mio amico. Mi avvicino veloce. Ed il mio udito mi conferma: il rumore di quella moto è lo stesso che ho udito la sera in cui Paco è stato trucidato: sono loro gli assassini. Sono sempre stato orgoglioso della mia capacità di udire, di cogliere ogni più piccolo rumore, di registrarlo, di imprimerlo nella mente. E’ una qualità che compensa
la mia vista debole e difettosa. Per giorni ho riascoltato dentro di me quel rumore: la mia traccia. Ho confrontato i mille suoni che udivo con i precisi toni del rombo di quel motore che avevo registrato in me. Ora quel rumore è qui: sale lungo le fredde pareti della notte e mi conferma
il ritrovamento di chi ha atrocemente ucciso il mio unico,solo, grande amico.
Il vento spira da nord, sempre più vivace. Lo sento sussurrarmi: coraggio. Lui mi è amico.
La luna esce da dietro alle nuvole e, grazie alla sua luce, riesco a vedere chi viaggia su quella motocicletta: due giovinastri:capelli lunghi, giubbotti di pelle. Non si sono accorti di me.
Come potrebbero? Io so essere più furtivo di un fantasma. Sono sempre andato in giro di notte. Nessuno meglio di me ne conosce le ombre, le brezze, i respiri. Nessuno come me sa muoversi
nel buio, silenzioso, quasi invisibile. So come cogliere l’istante buio in cui la luna si rituffa
nelle nuvole nere per colpire. E il vento mi è amico.
Ora. Veloce, sicuro, con tutta la determinazione di cui sono capace, mi tuffo su di loro e colpisco.
I miei artigli entrano negli occhi del giovane alla guida. Ne feriscono i bulbi oculari. La sorpresa unisce terrore al dolore, chi è stato colpito non capisce cosa è successo. Chi è stato ad accecarlo?
Un urlo, alto, disperato. Poi la moto esce dalla strada e precipita nella scarpata, trascinando
con se quei due scellerati assassini. Qualche istante dopo uno scoppio scuote le nere pareti
della notte. Subito si levano livide fiamme della scarpata. E’ fatta !
Il vento che mi ha sorretto, approva: Bravo. Pochi lo sanno: il vento non mi è mai d’intralcio.
Il mio amico è stato vendicato. Sono orgoglioso, ho usato bene la mia grande qualità: l’udito
Anche Paco lo diceva sempre:«I ciechi e i pipistrelli vedono solo ombre, ma sentono sempre tutto»
In alto,la luna è ricomparsa. Illumina il mio lento volare, proiettando al suolo la mia ombra:
…l’ombra di un pipistrello stanco e solo.