Sul quotidiano Il Secolo XIX, ampio spazio al centenario di Luciano Bianciardi e alle nuove pubblicazioni ExCogita che lo celebrano. Oltre a un articolo comparso sul Corriere di Rapallo nel numero gennaio-aprile 1968, tratto dal terzo volume della raccolta tutti gli scritti giornalistici, Tutto sommato, anche le parole di Luciana Bianciardi sul suo rapporto con il padre e sulla pubblicazione ExCogita Imputati tutti. “La solita zuppa”: Luciano Bianciardi a processo.
Aveva solo 16 anni quando suo padre morì, alla soglia del 49° compleanno, al termine di un lungo percorso autodistruttivo e nonostante il successo di “La vita agra”, diventato anche un film per la regia di Carlo Lizzani. Il loro rapporto era ripreso da poco tempo, dopo la separazione coniugale. «A 14 anni» ricorda Luciana Bianciardi, una vita trascorsa nel mondo dell’editoria ed editrice in proprio con ExCogita «chiesi aiuto a mio padre perché dovevo scegliere il liceo che avrei frequentato e mia madre e mia nonna volevano che mi iscrivessi al classico, io preferivo la matematica e le lingue straniere e pensavo che il babbo, che difendeva le libertà altrui sui giornali, avrebbe potuto difendere la mia libertà di scelta». Luciano Bianciardi – che dal 1964 al 1970 visse a Rapallo, a Sant’Anna, città che compare molto in “Aprire il fuoco” («Dovrebbero adottarlo nelle scuole», dice Luciana) – scese a Grosseto, alloggiò in albergo, vide la figlia ma confermò la scelta del liceo classico, contrariamente alle speranze della figlia. Nei ricordi di Luciana c’è anche il gioco inventato mentre lei faceva i compiti e lui lavorava nella camera d’albergo durante i loro incontri. Al grido “Cambio!” «bisognava scambiarsi di posto: io traducevo Jack London, lui faceva le mie versioni di greco. Ed era bravissimo, a differenza di me». Uno “scrittore naturale”, anche nell’intensissima e variegata produzione giornalistica, come sottolinea Michele Serra nell’introduzione alla raccolta di articoli “Tutto sommato”. «Dalle riviste di letteratura ad ABC, agli articoli sul calcio, usava la stessa accuratezza lessicale», dice Luciana. Bianciardi amava andare controcorrente, sia nella scelta degli argomenti dei suoi libri, ad esempio cambiando completamente rotta dopo “La vita agra”, e non aveva paura di urtare la cosiddetta “morale pubblica”. Accadde con “La solita zuppa”, che adesso torna in libreria per
ExCogita a cura di Luciana Bianciardi e Federica Albani, con la prefazione di Giancarlo De Cataldo.
L’articolo completo su Il Secolo XIX, 15 novembre 2022.