Esce oggi sul Corriere della Sera l’articolo di Alessandro Trocino sul centenario della nascita di Luciano Bianciardi, autore che –come recita il sommario del pezzo– “ha fatto della rabbia uno strumento di critica sociale e non di esibizione narcisistica né di cinismo fine a se stesso”.
Ecco un estratto dall’articolo, in cui si ricorda anche la nuova pubblicazione ExCogita Imputati tutti. “La solita zuppa”: Luciano Bianciardi a processo:
Gli farebbe più piacere forse, e naturalmente anche rabbia, rileggere gli atti processuali appena ripubblicati da ExCogita (a cura di Luciana Bianciardi e Federica Albani), quando fu accusato di offesa al pudore per un racconto – La solita zuppa – nel quale immaginava una società libera e all’incontrario, con l’ora di masturbazione a scuola e però l’obbligo di mangiare solo semolino. Fu assolto ma come scrive Giancarlo de Cataldo nella prefazione, da allora è cambiato poco, ci sono ancora spiriti tra noi che ci dicono «questa parola sì, questa parola no». E forse non serve a nulla ribellarsi, ma bisogna lo stesso e questo è il senso tragico di Bianciardi, che finisce la sua vita tornando a Milano perché, come scrive Manzini, «a Milano c’è rumore, anche quando è un brusio di sottofondo, un brusio continuo che ti sorregge, senza presunzione di salvarti».
L’articolo si apre invece con il ricordo di un episodio significativo –del luglio 1971– testimoniato da un filmato Rai divenuto ormai famoso:
In uno degli ultimi filmati Rai (non si chiamavano ancora video) si vede Luciano Bianciardi seduto su un «tram della cultura», allestito dall’amministrazione Aniasi per auto magnificarsi, con qualche intellettuale di corte a celebrare l’evento. Il cronista – siamo nel luglio 1971 – ricorda la tradizione di «inghirlandare le vetture facendo salire persone di riguardo per un giro nei punti più significativi, dove si veniva salutati a gran voce». Sul tram ripreso dalla Rai – in una Milano da bere ancora spartana – si versa del gran vino estraendolo con un tubo di gomma da un’enorme damigiana, si tagliano tocchi di formaggio, mentre un eccitato, ma sempre elegantissimo, Romano Battaglia guarda in camera, in piedi nel tram: «Tra i passeggeri, lo scrittore Castellaneta, Bianciardi, Mastronardi e il pittore Bruno Cassinari». Segue una breve dichiarazione di Castellaneta: «Questo tram mi sembra un’idea molto simpatica, al di fuori della tradizione milanese compassata». A quel punto si intromette Bianciardi, la faccia gonfia, cupa, ma con una voce urgente e sempre fiera, sempre velenosa: «Volevo dire questo, che questa gita in tram conclude una stagione culturale milanese veramente disastrosa».