Su Il Foglio di oggi, 28 agosto 2024, nella rubrica Una fogliata di libri, c’è anche La malignità del lettore, il saggio di Emilio Mazza e Gianluca Mori uscito nella collana ExCogita “le 4 strade” e curato dagli studenti di MasterBook, Master nei mestieri dell’editoria dell’Università IULM.

Nell’interessante e acuto commento al volume, Carlo Marsonet scrive:

Quale posto può avere l’ironia in un mondo massificato? La massa, scrive José Ortega y Gasset, è l’uomo medio, la qualità comune: l’esatta antitesi dell’aristocrazia.Ma non di quella di status, che ormai appartiene a un mondo passato (e per fortuna). Quanto quella dello spirito, di uno spirito culturalmente elevato. La massa ha in odio ciò che si differenzia da sé, ciò che si caratterizza per doti e qualità, e non per un banale dato quantitativo. Ne consegue che la cifra caratteristica di un tempo massificato è il baloccarsi, presuntuosamente, nella propria mediocre volgarità. Quel dispositivo retorico che è l’ironia presuppone, al contrario, una certa profondità di pensiero e anche una certa attitudine a leggere tra le righe di quel che viene detto: certamente operazioni non proprie di tempi livellati e mentalmente ottusi. L’ironia necessità infatti di un pizzico di arguzia e della capacità di porre in dubbio una frase o un pensiero, magari attraverso il buon senso (che è altra cosa dal senso comune). Come scrivono in questo godibile volume Emilio Mazza e Gianluca Mori, l’ironia è una delle cifre caratterizzanti la tradizione letteraria e culturale occidentale, e segnatamente i pensatori esaminati, Pierre Bayle (1647-1706) e David Hume (1711-1776): farne a meno equivarrebbe a cancellare una sua peculiarità che la rende anche grandiosa – Mori parla di “un fossile che mantiene il suo dna per secoli”. Nonostante non tutti i lettori siano in grado di capirla, scrivono gli autori, l’ironia va coltivata perché raffigura una più ampia concezione del mondo: dà infatti conto delle sue contraddizioni e della sua intima plurivocità. Bayle era però ben consapevole che su “centomila lettori, appena tre sono capaci del discernimento che bisogna fare quando si tratta di giudicare un libro in cui si contrappongono le idee di un ragionamento esatto e metafisico alle opinioni più comuni”. Lo dimostra il fatto che Hume, osserva Mazza, viene biasimato a maggior ragione oggi: come può un tempo massificato apprezzare la sottigliezza dell’ironia humeana? Nella prefazione Alberto Mingardi evidenzia una fondamentale implicazione politica dell’ironia. La quale, in fondo, è utile come tutela dai sistemi, ovvero dalla cappa uniformante che questi desiderano sempre imporre ai “sudditi”. Ecco svelato un – o forse il – cruciale “potere” dell’ironia: seminare il dubbio, garantire il pluralismo, lasciare uno spiraglio per la libertà di tutti. Autori, lettori o censori che siano.